venerdì 27 gennaio 2017

A Bose passaggio di testimone da Enzo Bianchi a Luciano Manicardi

Liturgia a Bose

Il panorama monastico italiano annovera tale e tanta varietà di denominazioni e di comunità che è alquanto difficile fare un censimento. Anche dopo il Concilio Vaticano II, alcune esperienze comunitarie e fraterne, partite con entusiasmo sono poi tramontate.
Ma da cinquant'anni, adagiato sulle colline della Serra morenica di Biella, il Monastero di Bose continua ad attirare persone in ricerca.
Il suo fondatore, Enzo Bianchi, ha dato un contributo notevole allo sviluppo in Italia e in ambienti di lingua francofona alla pratica della Lectio Divina, che oggi in molti monasteri è soltanto un ricordo.
Enzo Bianchi (dal sito di Bose)

Tra i suoi numerosissimi libri ricordo solo en passant Il corvo di Elia, Introduzione ai Salmi, Pregare la Parola, come pure i più recenti Spezzare il pane e Gesù e le donne, dove porta sempre prospettive interessanti e illuminanti sul vivere il cristianesimo oggi, radicati in una fede concreta e in una spiritualità robusta resa viva nella carità fraterna.
Arrivato l'otto dicembre 1965 in due stanze in affitto, senza corrente elettrica e con quasi nulla per vivere, dopo alcuni anni ha visto arrivare altri fratelli e sorelle che con lui hanno dato vita alla Comunità. Proponeva l'incontro con il Signore attraverso l'ascolto della sua Parola e la vita fraterna, accogliendo senza remore chiunque, stanco per il cammino, avesse bisogno di ritemprarsi alla fonte della Vita.

E questo continuano a fare i fratelli e le sorelle di Bose (che oggi sono una novantina e hanno aperto alcune fraternità anche a Ostuni, Cellole, Assisi e Civitella San Paolo): offrono uno spazio di ascolto e di accoglienza, di condivisione del lavoro, a giovani e meno giovani (hanno circa 25mila presenze all'anno), in un luogo incantevole e con un'attenzione straordinaria all'ospite, come nella migliore tradizione monastica.
Chiesa di Bose

Il 26 gennaio, dopo oltre cinquant'anni di guida, Enzo Bianchi, si dimette dalla carica di Priore. Potrebbe sembrare una cosa ormai abituale (siamo abituati alle dimissioni dei parroci e dei vescovi, al compimento dei 75 anni, e persino recentemente di un papa), ma se consideriamo che Bose è nata con lui, questo passaggio diventa storico.
I fratelli e le sorelle di Bose hanno eletto nuovo priore, fratel Luciano Manicardi, notissimo biblista, uomo di carisma e discernimento, uomo che sa ascoltare con rarissima attenzione e sa parlare del Vangelo, dell'umanità, come pochi. A lui il compito di portare il peso del servizio alla comunione per i monaci di Bose.
Luciano Manicardi (dal sito di Bose)

È un passaggio storico, dicevamo, perchè il fondatore ha in sé un carisma, un dono di Dio che gli ha permesso di iniziare e portare avanti un'opera veramente bella: i monaci vivono del loro lavoro, coltivano la terra, hanno un panificio, una falegnameria, un laboratorio di icone e una potterie, producono miele, confetture e preparati culinari, candele e tisane, hanno una casa editrice che pubblica libri di alto valore culturale, organizzano ogni anno un convegno sulla spiritualità ortodossa e un convegno sulla liturgia e l'architettura. Portano avanti lo studio delle fonti bibliche e patristiche, curano traduzioni di opere antiche o non italiane, alcuni di loro offrono ritiri e conferenze anche all'esterno. E tutto il calendario annuale pullula di iniziative che monaci e monache portano avanti con dedizione, competenza e umiltà.
L'orto di Bose

Ora Enzo Bianchi fa, per così dire, un passo di fianco, si rimette a camminare non davanti ai fratelli (lui ha usato l'immagine del cervo che guida il branco), ma in mezzo ad essi, torna ad essere (e del resto non è mai stato altro) un semplice fratello, e con questa disponibilità fa aprire alla Comunità un capitolo nuovo della sua vita, un inedito che certamente continuerà a narrare Gesù all'umanità bisognosa di Lui.

Si narra che alla domanda “Cosa fai come monaco nel deserto?”, il monaco rispondesse: “Oggi ricomincio”. Questo nuovo inizio per Enzo Bianchi, per Luciano Manicardi e per tutta la Comunità Monastica di Bose, sia portatore di rinnovamento nella sequela di Gesù e di passione nell'accogliere l'ospite.

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