sabato 8 luglio 2017

Meditazione sul Vangelo della XIV domenica del Tempo Ordinario

Le Scritture sono piene di esempi di “piccoli”: Giuseppe, Mosè, Davide, secondi, terzi o addirittura ultimi figli, che Dio chiama per compiere le sue imprese di salvezza. E poi nel Nuovo Testamento: Zaccaria, Elisabetta, Maria, Giuseppe, i pastori, zoppi, storpi, ciechi. Il discendente del Leone di Giuda diventa nientemeno che un... agnello!
È quantomeno strano che la Sapienza incarnata e l’unico Maestro abbia lodato il Padre perché non ai sapienti e agli intelligenti ha rivelato i misteri del Regno, ma ai piccoli.
Nietzsche ne ha fatto addirittura un motivo per disprezzare il cristianesimo, giudicandolo una religione dei deboli e degli sconfitti della storia che con il loro risentimento nei confronti dei forti cercano di dominarla...
In una società e in una cultura dove il privilegio è sempre del più forte, del primo, del più grande, in una natura che pare abbia come base costitutiva la legge del più forte (pesce grande mangia pesce piccolo), il Vangelo fa una distinzione: l’accesso al Regno ha una porta piccola e una strada stretta: per accedervi bisogna farsi piccoli. Della stessa misura di Cristo.
Betlemme - Basilica della Natività, porta d'ingresso molto piccola (Foto Marco Cioni)

Nel 1942 Dietrich Bonhoeffer ha scritto un testo intitolato “Lo sguardo dal basso”:

«Resta un’esperienza di eccezionale valore l’avere imparato infine a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola, dei sofferenti. Se in questi tempi l’amarezza e l’astio non ci hanno corroso il cuore; se dunque vediamo con occhi nuovi le grandi e le piccole cose, la felicità e l’infelicità, la forza e la debolezza; e se la nostra capacità di vedere la grandezza, l’umanità, il diritto e la misericordia è diventata più chiara, più libera, più incorruttibile; se, anzi, la sofferenza personale è diventata una buona chiave, un principio fecondo nel rendere il mondo accessibile attraverso la contemplazione e l’azione: tutto questo è una fortuna personale. Tutto sta nel non far diventare questa prospettiva dal basso un prender partito per gli eterni insoddisfatti, ma nel rispondere alle esigenze della vita in tutte le sue dimensioni; e nell’accettarla nella prospettiva di una soddisfazione più alta, il cui fondamento sta veramente al di là del basso e dell’alto».

3 commenti:

  1. Tutto bello.
    Strano però che oggi si faccia ricorso molto spesso alle pagine di Dietrich Bonhoeffer, che era cristiano sì ma non cattolico.

    Cordiali saluti

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  2. E quindi? Se è bello perché è strano? Tutto ciò che è vero, da chiunque sia stato detto, è lo Spirito Santo ad averlo detto. Almeno questo ho imparato io.

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    1. Sono del tutto d'accordo. Ciò che è bello non si discute. Vale per ogni cosa e per tutte le parole dette nell'ambito di qualsiasi religione, comprese le non cristiane.
      Ho detto "strano" solo perché sento citato spesso Bonhoeffer in questi ultimi tempi.
      Prima mai.
      D'accordissimo anche sullo Spirito Santo, che io amo particolarmente.

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