mercoledì 12 luglio 2017

Il Dio che ho incontrato. Di Massimiliano Bardotti


Poche poesie come quelle che raccoglie (o semina? Son sempre indeciso su quale verbo usare quando leggo parole che sbocciano e fioriscono a vita) Massimiliano Bardotti nel suo nuovo libro Il Dio che ho incontrato (Nerbini, Firenze 2016) hanno il raro pregio di essere non già naif, ma di una semplicità mistica ed evocativa dell’Oltre e dell’Altro.
A cominciare dal ritornello, motivo, refrain che è il primo verso di numerosi componimenti, Il Dio che ho incontrato, appunto: espressione a un tempo vera ma paradossale, perchè Dio nessuno lo ha mai visto.
Eppure anche se non sintatticamente, il soggetto è sempre Lui, non l’io dell’autore, che così può esclamare: Se la legge è io, disobbedisci (32).
Si odono in queste poesie gli echi di Marguerite Yourcenar, e dei suoi Trentatré nomi di Dio, come anche la potenza di certi versi di Withman, ma come purificati dalla luce, o di altri versi visionari di Emily Dickinson.
E persino mi ricordano, nella loro musicalità, le parole della Mannoia ne Il cielo d’Irlanda.
Sì, perché se di visione si tratta, è una visione speciale quella di Massimiliano, aperta verso qualcosa (Qualcuno) che non si può mai descrivere se non per approssimazione. E così quella copula accanto al verso introduttivo, quell’“è” così assertivo e definitivo, in realtà viene trasformato dalla reiterazione in un non est dionisiano, come nella poesia:

Il Dio che ho incontrato è quell’attimo eterno
chiamato imbrunire, né notte né giorno (55).
Eppure è dato scorgere al poeta la presenza di Dio nella realtà, anche se deve
la meraviglia eludere gli occhi
fermarsi alle palpebre (91).


Poesie tutte da leggere!

1 commento:

  1. Belle le poesie e bello il commento.
    Per me Dio lo si incontra proprio nella realtà. I libri lo indagano, lo descrivono. Ma l'incontro avviene nella realtà, se la si ascolta con attenzione.

    Cordiali saluti.

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