Che
tristezza leggere riflessioni episcopali di questo tipo. Che
tristezza fare analisi così negative della società, come se tutto
andasse a catafascio, come se non esistesse più la differenza tra
bene il male, con una totale sfiducia sulle capacità degli uomini e
delle donne di riconoscere il bene dal male, capacità insita nella
creazione, in quel mistero di corpo e anima che noi siamo, così come
ci ha voluti Dio, plasmati guardando il suo unico Figlio.
Che
tristezza leggere queste riflessioni a caldo su un fatto così
tragico come un attentato terroristico, dove – come afferma egli
giustamente – l’atteggiamento più adatto è il silenzio.
«Nessuno
vi ha dato delle ragioni adeguate per vivere», dice Negri. Ma scusi,
che ne sai lei, monsignore? Che ne sa di quelle famiglie, di chi sono
i genitori, di chi sono i nonni, gli insegnanti? Il fatto che vivano
in una società “liquida” le fa fare l’automatismo che essi
sono dei debosciati solo perchè vanno a un concerto di una cantante
americana (di cui peraltro non ricordo neanche il nome, perchè son
cose da ragazzini, lo ammetto, ma non in sé stupide perchè da
ragazzini).
Forse
faccio il processo alle sue intenzioni, come lei l’ha fatto alle
intenzioni delle vittime, ma per il solo fatto di partecipare a un
concerto a Manchester le sembra che possa etichettare i morti e
l’intera generazione come gente che non ha ragioni adeguate per
vivere?
Ma
davvero lei crede che cantare a squarciagola, commuoversi pensando al
proprio fidanzatino, alle proprie amicizie, abbracciarsi con l’amica
del cuore, sorridere ai propri genitori che hanno dato il consenso
(forse dopo molti “no”) a partecipare a un concerto, ma davvero
lei crede che tutte queste cose siano espressione di una «Vita
sprecata non per colpa vostra ma per colpa dei vostri adulti»?
Lei
sa, eccellenza, dovrebbe almeno sapere, che dove c’è la gioia,
persino dove c’è l’allegria spensierata, lì il diavolo non può
entrare, perchè il regno del Male (sì di quella persona – per
quanto chiamarlo persona a tutti gli effetti sia forse eccessivo, ma
non stiamo a discutere di sottigliezze filosofiche) è il regno della
Tristezza, imposta e regalata ai suoi adoratori. Lei sa che il
piacere l’ha creato Dio, e che ogni scintilla di piacere, anche
quella che nasce da una situazione sbagliata è una potentissima
apertura verso Dio e non la porta spalancata dell’inferno. Lei sa
che ogni gioia autentica, ogni allegria sincera, anche quella
effimera che dura una sera e poi non c’è più, l’ha fatta Dio.
Lei
lo sa, perchè allora ragiona così?
Foto Renato Patat |
Lei
dice: Poveri voi, vi hanno insegnato due cose sbagliate, che sono il
cardine della vostra vita: «Due grandi principi: che potete fare
quello che volete perchè ogni vostro desiderio è un diritto; e
l’importanza di avere il maggior numero di beni di consumo».
È
vero, questa società è consumistica, è una società dei molti
diritti e dei pochi doveri. Ma lei è sicuro che questa
generalizzazione sia adeguata?
Soprattutto
lei è sicuro che tutto ciò sia colpa (visto che lei cerca le colpe)
dei loro genitori?
Soprattutto
lei è sicuro che pur essendo questi principi largamente diffusi, non
resti nel cuore dell’uomo, di ogni uomo, l’anelito a qualcosa di
più di ciò che è immediatamente consumabile e del soddisfacimento
dei suoi desideri?
«Non
dimenticheranno di mettervi sui marciapiedi i vostri peluche, i
ricordi della vostra infanzia, della vostra prima giovinezza»: che
tristezza (non diabolica), mi permetta, eccellenza, che lei che è un
uomo di Chiesa, un uomo di Dio, ma pur sempre prima di tutto un uomo,
derida un’usanza così umana, direi così intima, come quella di
circondare i morti di ciò che in vita era a loro caro.
Lei
sarà seppellito, se le faranno il funerale in cattedrale (tra
parentesi i funerali degli ultimi papi li hanno fatti in piazza:
andava bene lo sfondo del colonnato del Bernini o era troppo
naturalistico e antropomorfico?), sarà seppellito con le vesti
episcopali (anello e croce no, perchè quelli son preziosi e son
destinati al museo diocesano o a qualche amico candidato
all’episcopato), le metteranno una stola sulla bara, forse il
vangelo.
Sono
segni di ciò che è stato caro prezioso, importante per la sua vita.
Lei
sa, conosce il valore dei segni, per essere così sprovveduto da
deridere una usanza simile.
Cosa
vorrebbe che un ragazzino di 13 anni venisse ricordato col Messalino
domenicale o con lo Zibaldone di Leopardi?
Suvvia
eccellenza. A me pare che quella sua definizione di «vecchio
vescovo» sia una sorta di captatio benevolentiae untuosa
(ancora le faccio il processo alle intenzioni, sì, lo ammetto). Lei
scrive queste cose né perchè è vecchio né perchè è vescovo, lei
scrive queste cose perchè non ha fiducia in Dio e non ha fiducia
nell’uomo.
Il
nostro comune Maestro, a me pare, non ragionava esattamente così.
Scacciava le prefiche dalle stanze dei morti, allontanava i demoni,
combatteva il Male e la mancanza di vino... portava la gioia, anche
in quelle forme più umane e “laiche”, se così vuol chiamarle,
dell’allegria di una festa. Era considerato un mangione e un beone,
quello che noi diremmo oggi “uno che si diverte”. Era
considerato... che significa: vedevano in lui solo l’esteriorità
di uno che si portava al centro di ogni festa a Cafarnao come a
Gerusalemme, senza vedere in profondità da cosa originava la gioia
che irradiava.
Mi
spiace, eccellenza, ha perso un’occasione per tacere, come
auspicava lei stesso nel suo articolo.
E
ha dato a me una ragione di peccare.
Grazie. Le parole di Negri, anche se siamo purtroppo abituati a simili exploit da parte sua, sono davvero orribili. In esse non vi è né pietà né amore, ma solo chiusura ed incomprensione verso una società che, pur con tutti i suoi limiti, va invece custodita come qualcosa di prezioso. Solo attraversandola senza lanciare anatemi, ma con uno sguardo amico, possiamo pensare di incontrare a chi in essa è dato di vivere.
RispondiEliminaCondivido totalmente il tuo pensiero. Grazie don Marco.
RispondiEliminaParole degne di un vero Sacerdote, vero uomo di chiesa, e vero uomo in generale. Bravo don Marco, e grazie. Queste tue parole abbattono il muro che ultimamente ho innalzato nei confronti di alcuni sacerdoti. Dovrei avere ancora il tuo numero, e ti spiego in privato i motivi di quel commento un pò acido che ho scritto a proposito dell'altro tuo articolo, ottimo anche quello, ma che ho usato come spunto per parlare di altro
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