Le
Scritture sono piene di esempi di “piccoli”: Giuseppe, Mosè,
Davide, secondi, terzi o addirittura ultimi figli, che Dio chiama per
compiere le sue imprese di salvezza. E poi nel Nuovo Testamento:
Zaccaria, Elisabetta, Maria, Giuseppe, i pastori, zoppi, storpi,
ciechi. Il discendente del Leone di Giuda diventa nientemeno che
un... agnello!
È
quantomeno strano che la Sapienza incarnata e l’unico Maestro abbia
lodato il Padre perché non ai sapienti e agli intelligenti ha
rivelato i misteri del Regno, ma ai piccoli.
Nietzsche
ne ha fatto addirittura un motivo per disprezzare il cristianesimo,
giudicandolo una religione dei deboli e degli sconfitti della storia
che con il loro risentimento nei confronti dei forti cercano di
dominarla...
In
una società e in una cultura dove il privilegio è sempre del più
forte, del primo, del più grande, in una natura che pare abbia come
base costitutiva la legge del più forte (pesce grande mangia pesce
piccolo), il Vangelo fa una distinzione: l’accesso al Regno ha una
porta piccola e una strada stretta: per accedervi bisogna farsi
piccoli. Della stessa misura di Cristo.
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Betlemme - Basilica della Natività, porta d'ingresso molto piccola (Foto Marco Cioni) |
Nel
1942 Dietrich Bonhoeffer ha scritto un testo intitolato “Lo
sguardo dal basso”:
«Resta
un’esperienza di eccezionale valore l’avere imparato infine a
guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla
prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli
impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola, dei
sofferenti. Se in questi tempi l’amarezza e l’astio non ci hanno
corroso il cuore; se dunque vediamo con occhi nuovi le grandi e le
piccole cose, la felicità e l’infelicità, la forza e la
debolezza; e se la nostra capacità di vedere la grandezza,
l’umanità, il diritto e la misericordia è diventata più chiara,
più libera, più incorruttibile; se, anzi, la sofferenza personale è
diventata una buona chiave, un principio fecondo nel rendere il mondo
accessibile attraverso la contemplazione e l’azione: tutto questo è
una fortuna personale. Tutto sta nel non far diventare questa
prospettiva dal basso un prender partito per gli eterni
insoddisfatti, ma nel rispondere alle esigenze della vita in tutte le
sue dimensioni; e nell’accettarla nella prospettiva di una
soddisfazione più alta, il cui fondamento sta veramente al di là
del basso e dell’alto».