sabato 17 giugno 2017

Sardara - Omelia per la solennità del Corpus Domini e Festa di Sant'Antonio da Padova

Inizia l’estate, questo tempo di caldo e di arsura, tempo di vacanze, ma anche tempo in cui la terra produce tanti frutti.
Lisbona - Casa natale di Sant'Antonio
In questa domenica celebriamo anche la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, e qui a Sardara anche la festa di Sant’Antonio, che dell’Eucaristia fu celebrante devoto e instancabile predicatore.
La preghiera di colletta di questa domenica, preghiera che raccoglie attraverso le parole del sacerdote tutte le nostre preghiere era un’invocazione al Padre perchè ravvivi in noi il desiderio di lui.
E qui siamo portati allora subito a pensare: con quali desideri siamo venuti oggi a celebrare il Corpus Domini e la festa di Sant’Antonio?
Quali desideri portiamo nel cuore, forse non completamente trasparenti quando veniamo a celebrare l’Eucaristia?
Questa domanda è molto importante, perchè spesso rischiamo di venire a celebrare l’Eucaristia con altri desideri. E invece la liturgia ci invita a educare il nostro desiderio, perchè sia ravvivato l’unico desiderio importante, quello sorgivo, il desiderio di Dio.
Mi chiedo talvolta se questo desiderio sia ancora vivo in noi cristiani.
Infatti ogni desiderio nasce sempre da una mancanza: desideriamo il pane quando siamo affamati e l’acqua quando siamo assetati, come il popolo d’Israele nel deserto.
Lisbona - Luogo della nascita di Sant'Antonio

Ma oggi siccome abbiamo pane e acqua in abbondanza, difficilmente sperimentiamo il senso di fame. Forse qualcuno tra noi ha sperimentato in tempo di guerra la fame, ma oggi, perlomeno noi, non sappiamo cosa sia la fame.
E vedete, vorrei quasi dire che questo è un male, perchè la sazietà materiale porta spesso alla sazietà, o peggio alla nausea spirituale.
Il Libro del Deuteronomio ci ricorda invece cosa dice Mosè al popolo che sta attraversando il deserto:
«Ricordati di tutto il cammino che Dio ti ha fatto fare, per sapere cosa avevi nel cuore... Ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito con la manna e ha fatto sgorgare per te acqua dalla roccia».
È un invito a ricordare da dove veniamo, il cammino percorso, che è un cammino di liberazione dalla schiavitù. Cosa rimpiangeranno gli ebrei quando sono affamati? La condizione di schiavitù, perchè in Egitto almeno avevano da mangiare!
Ecco la fame, questo stimolo potente a interrogarci su cosa abbiamo dentro il cuore. Su cosa muove davvero le nostre azioni, le nostre preghiere, le nostre pratiche religiose.
Lisbona - Luogo della nascita di Sant'Antonio
È fame di Dio? O è abitudine, rassegnazione, tradizione...?
Così all’inizio della Messa abbiamo chiesto a Dio di ravvivare il nostro desiderio di Lui, perchè il nostro cuore possa sentire la nostalgia di Dio, la sua mancanza, possa sentire che nulla può colmarci se non l’intimità con lui, perchè il nostro cuore senta che nell’Eucaristia Cristo si dona a noi continuamente, e possa gioire di questo.
Poi la preghiera continuava, chiedendo a Dio, che è fedele, di sostenerci col sacramento eucaristico perchè possiamo fare un bel viaggio nella vita ed entrare nella gioia dei santi, tutti invitati alla mensa del regno.
E qui mi viene un’altra domanda.
Qual è lo scopo per cui veniamo a Messa e riceviamo la comunione?
La liturgia afferma che l’Eucaristia è sostegno della nostra vita fino a giungere in paradiso, alla comunione perfetta con Dio nella gioia dei santi.
Ma noi ci pensiamo mai che la nostra vita non è tutta qui?
Ci pensiamo mai che la nostra vita terrena un giorno finirà, e un giorno che non sappiamo?
Ci pensiamo che il Signore ci invita al banchetto del regno, che è un modo che la Bibbia ha per dire che ci offre la comunione piena, duratura, gioiosa con lui? Che incontrarlo sarà una festa? A patto che riconosciamo il suo Figlio e ci nutriamo di lui.
Ecco perchè l’Eucaristia è estremamente importante e non dovremmo allontanarcene facilmente: perchè essa ci conserva in vita!
Se non facciamo comunione con il Figlio, siamo destinati a perire.
Questo non è prima di tutto l’annuncio dell’inferno. È piuttosto l’invito alla comunione con il Padre. Come possiamo incontrare Dio?
Il vangelo di Giovanni in questo è chiarissimo: nutrendoci di Cristo nell’Eucaristia.
Questo significa allora che non c’è altro modo per incontrare Dio?
No, non c’è altro modo ordinario. Ci sono modi straordinari, quelli che conosce solo Lui e che può suscitare nel cuore anche del peggior peccatore.
Ma se vogliamo seguire Gesù, se vogliamo essere una sola cosa con lui, formare un solo corpo con lui, e anche tra di noi, non ci sono altre strade: solo questa comunione ci fa uno con Lui e tra di noi, ci fa essere un solo corpo, pur conservando la nostra individualità. Non ci annulla, ma ci fa stare al nostro posto vero! Se ci rifiutiamo a questa comunione, come Cristo vivrà nel mondo contemporaneo? Siamo noi gli ostensori viventi di Cristo che camminano per il mondo.
Questa verità oggi talvolta è profondamente dimenticata: gli uomini e le donne di oggi non hanno tempo, si dice. Non hanno tempo. Ma il tempo non è eterno: a furia di usarlo per altro, il tempo si sciupa. Si perde.
Il tempo dell’Eucaristia è un tempo “morto” secondo il modo di pensare comune, tempo perso, perchè non si fa niente. Non parliamo poi dell’adorazione eucaristica.
La gente non ha tempo, spesso si predilige una Messa che dura poco, un prete che sia veloce, che si sbrighi.
Chi ha tempo per stare un po’ con Gesù?
Ma vogliamo stare con gli amici, con le persone care... perchè con Gesù no? Non abbiamo voglia di sentire la sua Parola, siamo distratti, facciamo di tutto durante la Messa, a volte anche noi preti devo dire non aiutiamo in questo...
Villacidro - S.Antonio - Infiorata per il Corpus Domini
Perché con Gesù abbiamo sempre fretta? Perché ci dà poca soddisfazione immediata, forse. Sì, dobbiamo dirlo con forza: l’Eucaristia non è un nostro fare, prima di tutto, ma un ricevere. Non dà risultati immediati. Perché stare con lui richiede pazienza, richiede tempo, richiede sforzo...
E allora noi riempiamo questo incontro di mille parole, di preghiere, di gesti. O preferiamo direttamente fare altro, attività, e diciamo addirittura che “viviamo tale attività o tal’altra” e invece non viviamo un bel niente e siamo vuoti, e al primo soffio di vento crolliamo. Non siamo stabili.
E lo spazio per lui? E lo spazio con lui?
Il tempo (e anche lo spazio) sono fatti in modo tale che è necessario un ritmo, un vuoto, una distanza. Apprezzo un abbraccio perché sono stato distante dalla persona che amo. Ma se la vita fosse tutta abbraccio soffocherei. Apprezzo un tempo pieno della presenza e della parola di una persona, perchè sono stato a lungo senza sentirla... ma se dovessi stare h24 con una persona, fosse pure colui che amo, ne avrei nausea!
Allora ritorno alla domanda iniziale: Con quale desiderio siamo venuti qui?
Forse il desiderio di una grazia per la quale sant’Antonio interceda, una preoccupazione, una paura, lo stato di salute di qualcuno che ci è caro. Non sono cose sbagliate in sé.
Però sarebbe brutto che quando pensiamo alla persona che amiamo, moglie, marito, figli, amici, pensassimo esclusivamente a quello che possono darci, al nostro tornaconto personale. È bello invece quando desideriamo loro, e non i loro doni per noi.
Allora oggi dobbiamo chiedere al Signore che ravvivi in noi il desiderio di lui, perchè tutto sia ricollocato nella giusta gerarchia, perchè tutto sia ricondotto alla fonte di ogni grazia.
Questa è stata l’esperienza di Sant’Antonio, che pur avendo vissuto una breve vita (morto a circa 36 anni), ha vissuto con il desiderio di Dio, e lo ha testimoniato agli altri.
«Cessino, vi prego le parole, parlino le opere», disse una volta sant’Antonio.
Questa possa essere anche la nostra vita, rinnovando la nostra devozione per lui, perchè ci porti ad amare Dio al di sopra di tutto, e ad amarci tra noi con cuore sincero.

Amen.

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