martedì 15 agosto 2017

Omelia per l'Assunzione della Beata Vergine Maria - Guspini



Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-56)


In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

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Simulacro della Beata Vergine Maria Assunta - Dormitio
Nella storia ci si è spesso illusi che le rivoluzioni fossero a portata di mano del popolo, in una continua ricerca volta ad abbassare i potenti di turno per sollevare gli umili. Spesso però questo capovolgimento non è stato un vero capovolgimento, ma soltanto una inversione di ruoli: chi ha fatto le rivoluzioni è diventato a sua volta oppressore. Lo abbiamo visto tragicamente a partire dalla rivoluzione francese, poi nelle rivoluzioni socialiste, in Messico, in Spagna, in Russia e nei paesi dell’Est Europa. E così le rivoluzioni che partivano da ideologie fasciste e naziste.
E ancora le rivoluzioni più recenti, quelle arabe. Il presidente cinese Deng Xiao Ping intervistato da Oriana Fallaci quarant’anni fa, disse che Mao Tze Tung, portando avanti la Rivoluzione culturale (che fece milioni di vittime), aveva compiuto “un errore di valutazione della realtà”, e la giornalista, parlando di altre amenità che accadevano nella Cina di Mao diceva: «Ciò dimostra che le rivoluzioni non cambiano l’Uomo e che dopo una rivoluzione vale il proverbio: “Tutto cambia e rimane come prima”».
Andy Warhol - Mao
Chiedo scusa per questa digressione, ma preparando l’omelia per questa bellissima festa grande mi sono chiesto a cosa servisse ascoltare oggi un Vangelo così rivoluzionario. Sì, perchè questo canto che l’Evangelista Luca ci ha trasmesso, ci porta al centro di tutti i misfatti della storia e dentro ogni casa di poveraccio, all’interno di tutti i palazzi del potere di questo mondo e nell’intimo di ogni reazione al male.
Il Canto di Maria ci racconta sì di una rivoluzione, ma di una rivoluzione che fa Dio, e che fa non con chi è forte, ma con gli umili. E la forza dell’umiltà di Maria consiste nel metterci la faccia, nel metterci il grembo, nel metterci la sua stessa carne. Il suo fiat diventa possibilità di far agire Dio nella storia. La sua umiltà è quella di chi si gioca completamente, non per apparire, ma per far apparire Dio nel mondo.
Quante volte si sente parlare di apparizioni, e dimentichiamo che se una “apparizione” c’è nella vita di Maria, è l’apparizione di Dio nella sua esistenza, e attraverso di lei nella storia del mondo.
Dio è rivoluzionario, ci ricorda Maria. Sì, ma in un modo del tutto speciale: non ci trasporta in una utopia irrealizzabile, ma aderisce completamente alla realtà fino a diventare uno di noi, uno tra noi, nato da donna.
Dietro il canto di Maria c’è un processo e un progetto iniziato già a partire dalle promesse fatte ai padri e ora realizzato attraverso di Lei in Gesù Cristo.
Maria col suo canto ci riporta a una storia che ha un fine, che ha un orizzonte, una meta, e non ci fa appiattire in quello che con uno slogan pubblicitario potremmo dire life is now.
Sì, cari fratelli e sorelle: la vita non è un mordi e fuggi, un takeaway dello spirito, ma richiede a noi cristiani prima di tutto, ma direi a tutta la società civile, di non ingabbiarsi in due tentazioni ugualmente pericolose: quella che ci garantisce delle nostre strutture e delle nostre conquiste, e quella che ci fa sentire eterni bambini alla ricerca di attimi di felicità in una precarietà assoluta, cioè slegata dalla realtà.
La tentazione delle strutture: è quella che il canto di Maria chiama i «superbi e i pensieri del loro cuore», e i «troni dei potenti». Cosa sono questi pensieri dei superbi, questi troni dei potenti che vengono capovolti?
Sono il senso di predominio che spesso pervade chi si crede sicuro del proprio potere, civile, religioso, spirituale, economico. Perché ha palazzi, perchè ha strutture, perchè copre con i suoi tentacoli molti ambiti vitali...
Neil Armstrong pianta la bandiera americana sulla Luna
È la tentazione – parlo alla comunità cristiana, ma potrei fare un discorso altrettanto forte per la comunità civile – di chi pensa che la Chiesa sia un apparato da allargare al massimo, e che il Vangelo ci chieda di coprire sempre più ambiti e sempre più spazi che altri lasciano vuoti. È la tentazione dell’espansionismo mascherato da spiritualità. Dio ci capovolge se noi pensiamo che questo sia il modo di avvicinare il suo Regno!
Cari fratelli e sorelle: il Regno di Dio si manifesta negli umili che sono innalzati, ma che restano umili, negli affamati ricolmati di beni, che non per questo affamano gli altri, perchè l’umile, anche quando compie gesti forti, resta totalmente slegato dal potere mondano: nelle Sante Scritture povero non è il contrario di ricco, ma di potente!
Maria non si vanta di essere grande, ma benedice Dio perchè Egli ha fatto in lei cose grandi! Il suo centro non è in lei, ma è fuori di lei, in Dio, ed è per questo che la sua vita è pienamente realizzata, perchè ha smesso di guardarsi allo specchio e ha cominciato a contemplare il volto di Dio: quanto dobbiamo imparare noi concentrati troppo spesso sul nostro ombelico e totalmente autoreferenziali!
Il regno di Dio è capovolgimento prima di tutto di un modo di pensare rivoluzionario dove alcuni si sostituiscono ad altri, e ci dice in realtà che c’è spazio per tutti, perchè il nome di Dio è Misericordia, un cuore grande spalancato per i suoi figli e le sue figlie.
Poi c’è la seconda tentazione, quella di cercare attimi di felicità senza progettare un avvenire, come se la vita fosse una semplice successione di singoli momenti, slegati l’uno dall’altro.
Il canto di Maria ci mostra che la storia è un ordito ricco e variopinto, che richiede il nostro coinvolgimento per poter essere ancora tessuto nelle trame della nostra quotidianità.
Ci racconta la storia di un Dio che, coinvolgendosi nel mondo, non sconvolge le leggi di questo mondo, non fa una magia, non modifica le leggi fisiche, non cambia forzatamente i pensieri dell’uomo, non lo costringe a crederGli.
Guspini - Simulacro della Beata Vergine Maria Assunta - Dormitio
È piuttosto una novità che chiede di essere accolta, come quando nasce un bambino in casa: bisogna prendere atto che prima non c’era e ora c’è: piange, ha fame, ha sete, ha bisogno delle coccole, ha bisogno di cura.
Anche il Regno di Dio, lo capiamo attraverso le parole di Maria, ha chiesto il suo coinvolgimento, ha richiesto la sua cura perchè si manifestasse il Figlio di Dio, e chiede la nostra cura perchè oggi, nel tempo della Chiesa, il Figlio di Dio continui a manifestarsi.

Cosa ha a che fare tutto questo con la nostra vita?
Il Regno di Dio richiede oggi una virtù spesso dimenticata o fraintesa: la Speranza, virtù teologale con la Fede e l’Amore, che sovente viene considerata un’illusione che sfocia poi in una delusione.
Ma la speranza che ci suggerisce il Magnificat non ha niente a che vedere con la tiepida speranza del giocatore compulsivo di macchinette, che “spera” di vincere qualcosa.
La speranza evangelica non ha nulla di casuale, essa è radicata nella promessa di Dio. È una speranza che ha un nome e un volto: Gesù di Nazaret.
La speranza del cristiano, direi la speranza di colui che vede in Maria un esempio sicuro di santità, colei che totalmente e definitivamente ora sta con Dio con tutta sé stessa, è Gesù Cristo, la sua vita, la sua apparizione nel mondo attraverso i nostri gesti e le nostre parole.
La speranza del cristiano è capace di radicali novità, di incantamenti davanti a un germoglio che fiorisce, di occhi lucidi davanti a un bambino che nasce, di mani che accarezzano un malato che soffre.
La speranza del cristiano è trampolino di lancio per dei “sì” che hanno sapore di definitività anche quando siamo soltanto al primo passo di un’avventura, come nel matrimonio, come in qualunque impresa umana bella.
La speranza del cristiano è capace di gesti smisurati di amore che mettono al primo posto il bene dell’altro e della comunità, piuttosto che il mio benessere e i miei interessi, fino a dare la propria vita.
Beato Oscar A. Romero - Oggi avrebbe compiuto 100 anni
La speranza cristiana, la speranza mariana, è la struggente, e per certi aspetti non comprensibile, virtù propria di una madre, che contempla il volto del suo bambino, e lo vede già grande, e con un po’ di titubanza lo presenta al Padre perchè sa che solo Lui può compiere ogni desiderio di bene, solo lui può realizzare la Sua opera.
Cari fratelli e sorelle: la festa di oggi ci spinge a dilatare il nostro cuore, a esultare per il dono della fede non dimenticandoci dei tanti derelitti che oggi soffrono a causa delle guerre e delle persecuzioni, in Siria, in Iraq, nel Centro Africa e ovunque uomini, donne, bambini e anziani, sono offesi nella loro dignità, uccisi, repressi, annientati.
Si è spesso pensato che prima di evangelizzare occorresse umanizzare le persone, dare loro del cibo, un’istruzione, una casa e poi semmai annunciare loro Gesù Cristo.
Ma non pensiamo che il cristianesimo andrà avanti naturalmente, che si sarà ovviamente più cristiani perchè si sta bene economicamente! Tutt’altro: la nostra società opulenta ma che si scristianizza progressivamente ci dimostra l’esatto contrario.
La rivoluzione che ci canta Maria nel Magnificat interpella prima di tutto il nostro spirito: cosa ne facciamo del nostro spirito, della nostra anima? Verso dove vogliamo condurre la nostra vita, tutta la nostra vita? A quale meta tendiamo nel fare ciò che facciamo, persino nei gesti più quotidiani? L’Assunzione di Maria ci spinge a considerare che neppure un atomo di ciò che siamo è inutile agli occhi di Dio, e che tutto ciò che noi siamo, anche il nostro corpo, troverà pieno e definitivo compimento in Lui.
Simulacro della Beata Vergine Maria Assunta - Dormitio
Maria non ci fa evadere dalla realtà, pericolo sempre presente in ogni cristiano, ma semmai ci riporta con i piedi per terra: rifiuta di assecondare ogni ordine costituito, ma mette nel nostro cuore quello che qualcuno ha chiamato il “principio di insoddisfazione” (De Lubac): sì, Maria, immagine della Chiesa, porta il principio d’insoddisfazione fin dentro le realtà più materiali del mondo, per trasformarle dal di dentro, per essere vicina ai poveri e ai piccoli di ogni latitudine. Noi dobbiamo essere degli insoddisfatti in questo mondo, per poterlo rendere più bello, più umano, più all’altezza del suo Creatore.
Maria ci ricorda però che, se una lotta siamo chiamati a fare, è una lotta per ricordarci che non siamo semplicemente di questo mondo, ma siamo di Dio, e i poveri e i diseredati sono nel cuore di Dio in modo speciale. Per tutti loro, cercando noi stessi il modo di coinvolgerci nella storia di Dio che si coinvolge nella nostra storia, dicendo “sì” alla sua proposta di amore per noi, qualunque essa sia, anche noi oggi innalziamo con fede convinta il canto di Maria: La mia anima si dilata cantando Dio, perchè vedendo la mia piccolezza egli ha fatto in me grandi cose e Santo è il suo nome. Amen


1 commento:

  1. Donna coraggiosa e audace Maria nel cantare il Magnificat, in una descrizione che di fatto stride con la dura realtà che aveva innanzi, con un re potente ben saldo sul trono e che presto abbatterà i poveri, i più piccoli, dei bambini, e la prospettiva di dare alla luce un bambino che pur essendo il Re dei Re nascerà in una mangiatoia e morirà come il peggiore dei malfattori sul “trono” della croce…. “Una pura bugia”, quindi, avrebbero potuto obiettare i più, e invece Maria il Magnificat lo canta ad alta voce, forse danzando , come fece Davide davanti all’arca, con una convinzione che solo una grande fiducia in Colui per cui nulla è impossibile può dare. Maria canta il Magnificat nella fede e lo crede nella speranza …. indicandoci la via della vera “rivoluzione”, quella dello sguardo…. Una conversione che non interessa solo il cuore, ma gli occhi , per diventare capaci di “chinare lo sguardo, confuso con lo sguardo di Dio, su tutti gli esseri e su tutte le cose “ in una sorta di “attenzione creatrice “a ciò che non esiste”, perché […] l’amore vede ciò che è invisibile”. Maria ci ricorda che “ciascuno cresce solo se è sognato” (D.Dolci) , e che anche il Regno per attuarsi ha bisogno che lo se lo si desideri e lo si chieda con insistenza. Non ci ha insegnato il Signore ad implorarlo costantemente nella preghiera dei figli: “Adveniat Regnum Tuum?”.
    E Maria ci mostra anche quale sia la condizione del suo avvento : “Respexit humilitatem suam”… umiltà che non è solo una “virtù”, ma è la tapeinosis, la bassezza. Sarebbe troppo irriverente osare una traduzione come questa : “Ha guardato me tapina” ? . Forse però scuoterebbe un po’ le nostre strutture mentali malate di grandezza e potere, e ci farebbe vedere di buon occhio invece la povertà e la piccolezza, quali “terreni ” privilegiati del Regno, come è già “avvenuto” in Lei, la serva del Signore, nel cui grembo il Regno si fa carne. Certo, tutto questo è condotto alla maniera “divina”. “Se il chicco di grano caduto in terra …muore… porta molto frutto”. E allora Maria, donna di speranza, in quel seme che marciva, guardato non occhi di carne, ma di fede, vedeva già la spiga matura, che si sarebbe trasformata nel Pane vivo disceso dal Cielo, quello che sazia la fame di ogni vivente e che noi abbiamo la grazia di ricevere in ogni Eucarestia.
    Maria ci propizi questo “capovolgimento” degli occhi per poterci scrollare di dosso sguardi incrostati dall’abitudine e dal dejà-vu e ci regali, ogni tanto, se vuole, i Suoi occhi, perché sappiamo guardare al paradosso dell’incarnazione e allo scandalo della croce con rinnovati stupore e gratitudine e sappiamo scorgere nella nostra storia accidentata, anche se in modo velato, la Promessa compiuta: “Il Regno di Dio è (già) in mezzo a voi !”

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