prigionieri per due giorni.
Ora lo spettacolo per chi sale
alle Querce di Mamre è desolante.
Fatica, fuoco, fumo, paura, rabbia
collaborazione, sorrisi, non strette di mano
ma quello sguardo d'intesa tra persone...
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato
a spegnere roghi paurosi.
Ci riprenderemo!
E stamattina
la rosa è sbocciata
nel giardino di Mamre.
La rosa è senza perché.
Santi protettori |
Parchetto semidistrutto |
Presepe salvo |
La rosa di Mamre |
Scarpe bruciacchiate |
La rosa è senza perché….come la bellezza… Ma è la bellezza che salverà il mondo… perché parla di Dio…e Dio è bello, come Gesù, pastore bello (kalos), oltre che buono…
RispondiEliminaE così questa rosa che “vince” sull’incendio, il fiore che nasce gratuitamente dalla terra, invitano alla speranza e ricordano una pagina di un bel libro su San Francesco:
“Al momento della partenza, Chiara disse a Francesco: - Ci fareste un grande favore? Si tratta di poca cosa. Le sorelle hanno raccolto, l’ultimo autunno, dei semi di fiori; sono fiori bellissimi e fioriscono molto facilmente. Eccone un sacchetto. Prendeteli e seminateli lassù, sulla montagna. […] Ho portato dei semi di fiori - disse Francesco, mostrando il sacchetto al bambino. -Sono fiori bellissimi. Ma dove li semineremo? Francesco diede un colpo d’occhio in giro alla corte. A pié del muro, sotto le finestre, c’era un vecchio trogolo di pietra che già aveva dovuto servire d’abbeveratoio per le bestie. Era pieno di terra e di foglie morte e d’erbacce. - Questo trogolo - disse il nonno - farà benissimo al caso nostro. Francesco cominciò a strappare le erbacce, rimosse la terra e vi buttò dentro i piccoli semi. Tutti gli sguardi seguivano la sua mano lesta, cercando di scorgere i semi che ne cadevano minuscoli. Perché fai questo? - chiese il bambino che non capiva. - Perché quando tu vedrai i fiori aprirsi al sole e ridere in tutto il loro fulgore – rispose Francesco intento al suo lavoro - anche tu riderai esclamando: «Ha fatto cose bellissime il buon Dio».- E come si chiamano questi piccoli fiori? chiese ancora il bambino. - Non lo so - replicò Francesco. - Ma se vuoi, li chiameremo «Speranza». Ti ricordi questo nome? Sono i fiori di speranza. E’ l’ometto stupito sillabò distintamente: - Spe-ran-za”