La
pagina del Vangelo che oggi ascoltiamo non ci presenta parole o
discorsi di Gesù, ma ci mostra cosa
egli
faceva e a chi si accompagnava.
Gesù
ha passato una buona parte del suo ministero pubblico ad andare in
giro per città e villaggi: era un predicatore itinerante. Questo suo
girovagare doveva essere visto con un certo sospetto, perchè non
molto comune in Israele. La serietà di un maestro era data anche
dalla sua capacità di radunare attorno a sé dei discepoli che
imparassero da lui lo studio della Parola di Dio, ma difficilmente un
maestro andava a predicare e annunciare: chi lo faceva era ritenuto
un po’ bislacco.
L’evangelista
Luca poi ci dice l’oggetto generico della predicazione di Gesù:
egli annunciava «la buona notizia del Regno di Dio». Senza
specificazioni ulteriori è quello che noi chiamiamo l’evangelo:
delle parole e delle azioni che mostravano a chi lo incontrava che
Dio vuole bene agli uomini e vuole stare in mezzo a loro. È una
sintesi estrema, ma ci aiuta a entrare nella quotidianità di Gesù:
Gesù andava in giro e alle persone che incontrava diceva: «Tu hai
un Padre, che è anche il mio, e questo Padre ti ama! I tuoi peccati
ti sono perdonati, le tue malattie sono guarite, la tua pena è
scontata, c’è un posto per te nella casa del Padre».
Similmente
mercoledì scorso all’Udienza Generale il papa, rivolgendosi a
ciascuno di noi ha detto: «Confida in Dio Creatore, nello Spirito
Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che
attende ogni uomo alla fine della sua esistenza; credi, Lui ti
aspetta. Il mondo cammina grazie allo sguardo di tanti uomini che
hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e
creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione.»
Un
messaggio semplice, adatto ai poveri e ai semplici, che non chiedeva
condizioni previe, che dava più che ricevere, che metteva nella
condizione di migliorarsi, di crescere, di convertirsi. Imprimeva
fiducia nel cuore degli uomini, perchè si aprissero a Dio.
Questa
è una buona notizia: è qualcosa che allarga il cuore, che fa
respirare, che provoca gratitudine, che spinge ad agire.
Davanti
a questa buona notizia nel corso di questi due millenni molti uomini
e donne hanno seguito Gesù.
Poi
l’evangelista ci dice qualcosa sui compagni di Gesù. C’erano «i
Dodici», un gruppo ormai preciso e ben identificato, e poi delle
donne: alcune che erano state guarite da spiriti cattivi e da
infermità, come Maria Maddalena, dalla quale erano usciti «sette
demoni», e poi anche una donna altolocata, Giovanna, moglie
dell’amministratore di Erode, che ritroveremo poi al sepolcro, e
Susanna, e molte altre, le quali, afferma Luca, «li servivano con i
loro beni».
Ecco
la seconda stranezza di Gesù: egli non solo è un predicatore
itinerante, ma si attornia di discepoli e di alcune donne, che non
sono chiamate discepole, per il semplice fatto che il termine
aramaico non esisteva al femminile, ma lo sono nei fatti: servono
Gesù e sono testimoni della risurrezione. Come a dire: manca la
parola, manca l’etichetta, ma la realtà è questa.
E
anche questo è un fatto strano, perchè le donne erano quasi
totalmente escluse dall’insegnamento pubblico della Parola di Dio,
e quando venivano istruite non lo si faceva mai insieme ai maschi. E
poi che queste donne, alcune delle quali sposate, se ne andassero in
giro con altri uomini, senza il loro marito... beh, francamente tutto
questo era davvero scandaloso: la presenza di donne al seguito di
Gesù «poteva far inarcare pii sopraccigli e provocare commenti
irriverenti» (J. Meier).
Eppure
gli evangelisti, che per altri versi riflettono la mentalità
maschilista dell’epoca, non hanno fatto finta di nulla, ma hanno
registrato questo fatto.
Ci
sono delle donne che seguono Gesù, e che se non hanno l’etichetta
di discepola, lo sono nei fatti insieme ai discepoli maschi. E lo
sono certamente con una chiamata da parte di Gesù, o quantomeno con
l’accettazione positiva della loro sequela.
Perché
ci siamo soffermati su questi particolari?
Per
cercare di capire in cosa consista la novità e la differenza di
Gesù: egli
si rivolge a tutti,
in modo inclusivo, giovani e vecchi, uomini e donne, poveri e ricchi,
umili e potenti. La buona notizia è per tutti, ma non tutti la
accolgono.
Ed
ecco che arriviamo a Lourdes. Cosa è stato in fondo il caso-Lourdes
alla metà del XIX secolo, in un tempo in cui l’industrializzazione
mieteva tante vittime tra gli operai e le classi più basse della
società, e si preparavano le grandi rivoluzioni che avrebbero
allontanato popoli interi dal cristianesimo?
L’annuncio
alle estremità della terra civile (Lourdes questa sperduta!) che la
buona notizia è per tutti, l’invito a prestare attenzione al
Vangelo, a Dio, a Gesù, alla conversione.
Talvolta
qualcuno ha la pessima abitudine di presentare i messaggi mariani
come annunci di eventi catastrofici. Ma a Lourdes, come altrove, la
richiesta di penitenza, di preghiera per i peccatori, di conversione,
non tende a generare paura, ma fa esattamente quello che faceva Gesù:
dare fiducia e speranza.
C’è
speranza anche per te, che sei povero, ignorante, che stai a margini.
C’è speranza anche per te, che sei ricco, istruito, che conti nel
mondo.
C’è
speranza per chiunque si rivolga a Dio con un cuore autentico.
E
questo è un bell’annuncio, fatto da una persona bella e gentile,
sorridente, che fa provare a Bernadette gioia e l’attira con forza
irresistibile, come dichiarerà al Procuratore Imperiale che cerca di
farle dire che si è inventata tutto.
Più
volte Bernadette, tornando sulle apparizioni, ricorderà che
«Aquerò»,
quella cosa, era bellissima, e quando tenteranno di fare delle
immagini, persino la statua che si trova alla Grotta di Massabielle,
seguendo le sue indicazioni, al vederle lei esclamerà «Che
schifo!», «Quella che io ho visto era molto più bella».
Ma
nei suoi ricordi non c’è nulla di sdolcinato, nulla di eccentrico,
nulla che attiri l’attenzione a sé, mentre i curiosoni vogliono
vedere il suo viso, vogliono strapparle dei pezzi di velo, vogliono
farle toccare degli oggetti di devozione, e mentre gli uomini, le
guardie, i procuratori, i commissari, i medici, i parroci e i vescovi
le fanno interrogatori su interrogatori per provare la sua sincerità.
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Statuette della Madonna e oggetti di devozione in un ospedale |
Davanti
alla buona notizia del Regno di Dio i discepoli e le donne seguono
Gesù, lo servono.
Non
sono mielose, non sono sentimentali: sono persone concrete, che
vedono, sentono, toccano, lavorano, agiscono.
Sono
persone che cercano di vivere nella loro vita la bellezza
dell’Evangelo, perchè da questa bellezza sono state raggiunte e
toccate.
Con
pazienza, con semplicità, talvolta con una grazia e una forza
inspiegabili.
Gesù
annuncia a tutti la bellezza del Regno di Dio, senza muri, senza
chiusure, senza limiti, allora agli emarginati dei suoi tempi, noi
oggi, suo corpo-Chiesa, agli emarginati dei nostri tempi. L’evangelo
è per tutti e per ciascuno, e, oggi Maria ce lo ricorda, buona
notizia del Regno di Dio!
Solo
questo potrà aprirci a convertirci e a viverlo quotidianamente, e
allora anche a testimoniarlo e annunciarlo a chi incontriamo.