è
diventata la pietra d’angolo.
Questo
è stato fatto dal Signore
ed
è una meraviglia ai nostri occhi. (Sal 118,22-23)
Mi
colpisce sempre questa affermazione che i vangeli riportano diverse
volte nella bocca di Gesù, e anche nella prima lettera di Pietro. Mi
colpisce perché sempre mi chiedo per quale motivo i costruttori,
persone esperte, non abbiano riconosciuto che quella pietra faceva la
caso loro, che era adattissima, che era da sempre predestinata a
reggere il mondo, ad essere la chiave di volta del tempio, o la
pietra angolare di fondamento, comunque la si voglia interpretare, il
risultato non cambia: è una pietra che serve a tenere insieme, è
forse l’immagine più “plastica” dell’identità del Figlio di
Dio come “Logos”.
Perché
i vignaioli non hanno riconosciuto gli inviati del proprietario, non
hanno riconosciuto il figlio suo, anzi, avendo capito che era lui
l’erede, lo hanno fatto fuori...?
Perché
questa smania di potere, questa smania di possedere la vigna, questo
desiderio di reggersi da soli, di non volere intralci nella propria
vita?
C’è
certamente il senso di cupidigia, che san Paolo afferma essere la
radice di tutti i mali.
Però
sembra assurdo che persone pie e devote, persone che avevano ricevuto
una istruzione circa il Messia, che conoscevano bene la Parola di
Dio, ecco, sembra assurdo che tutti costoro abbiano rifiutato Gesù.
Poi
però faccio un piccolo viaggio dentro di me, non mi costa molto,
perché è molto vicino, e noto che in fondo anche io sono così.
Anche se prete, nella mia vita spesso prevale la voglia di cavarmela
da solo, di dire: sono io il padrone di me stesso, sono io che voglio
essere l’erede di tutto ciò che mi circonda.
In
fondo che me ne faccio di un erede che non è capace di farsi
rispettare? Che si fa uccidere? Che non sa avanzare i propri diritti
e quelli del padre?
E
allora mi sembra che non sia tanto la cupidigia, il male centrale, ma
la paura della debolezza, la paura di essere affidati a un amore
debole. Non debole quanto all’intensità, perché l’amore di Dio
è amore senza aggettivi, ma debole perché ha deciso di non imporsi
con la forza.
Ha
deciso di mostrarsi con la persuasione della parola e dei gesti.
Quante volte Gesù invita ad ascoltare (anche oggi: “Ascoltate
un’altra parabola”), a farsi un’idea personale delle cose
(anche oggi chiede loro: “Quando verrà il padrone cosa farà?”),
a guardare ai pubblicani e alle prostitute che si convertono e
credono alla misericordia, a osservare i gigli dei campi e gli
uccelli del cielo.
Crocifisso di Collinas |
E
mi rendo conto che solo questa azione di Gesù per me è convincente.
La forza e l’onnipotenza mi spaventano, mi tolgono il fiato, sono
spesso lotte muscolari come quelle che vediamo nelle cronache:
Trump-Kim Jong Un, Occidente-Isis, Destra-Sinistra, Potere
economico-Potere politico. E poi nel nostro piccolo: lotte muscolari
nelle nostre famiglie, per un pezzo di terra (come ci somigliano
paurosamente questi vignaioli assassini!), lotte muscolari nella
società, anche nei nostri piccoli paesi con invidie, ricatti,
attentati.
Lotte
muscolari nella chiesa per far prevalere questa o quella corrente più
o meno clericale.
La
lotta per il potere è l’altra faccia della medaglia della paura
della debolezza, di essere considerati deboli.
Brescello |
Sapete
che durante la guerra fredda i missili della Nato erano puntati
contro i missili del Patto di Versavia, Occidente contro Unione
Sovietica, e che se uno avesse sparato per primo, l’altro era
pronto con un armamentario doppio... proprio qualche settimana fa è
morto un quasi sconosciuto ufficiale, si chiamava Stanislav Petrov,
il quale evitò per un soffio un conflitto nucleare, perché i radar
avevano avvertito che gli Usa stavano iniziando un attacco, mentre
invece egli riconobbe che era un errore del sistema e diede l’ordine
di non rispondere.
Ecco,
mi pare che questa debolezza spaventa, la debolezza del Figlio che si
consegna nelle mani degli uomini, debolezza che lo stesso evangelista
contraddice, facendoci immaginare che la distruzione di Gerusalemme,
la dispersione del popolo giudaico sia stata la giusta paga per il
non riconoscimento del Messia.
E
noi attribuiamo a Dio un gesto di crudeltà efferata!
No,
fratelli e sorelle: Dio ci si è mostrato e continua a mostrarsi a
noi, come il Crocifisso (e voi ne avete una bellissima
rappresentazione in questa chiesa).
Egli
è colui che ci ha redenti attraverso la morte, la debolezza e la
povertà di un uomo, il Figlio di Dio, messo a morte fuori dalla
città, come i bestemmiatori.
Questa
è l’unica proposta che noi facciamo. Questo è il Vangelo, e se la
nostra vita non passa dal confronto con questo Dio Crocifisso,
rischiamo che anche per noi quella pietra diventi sasso d’inciampo.
Persino
la festa che stiamo celebrando, la Madonna del Rosario, ha origine da
un avvenimento di Guerra, la Battaglia di Lepanto, nella quale
l’esercito della Lega santa sbaragliò l’esercito ottomano:
questa vittoria, attribuita all’intercessione di Maria, divenne una
festa, Nostra Signora della Vittoria, che poi fu trasformata in
Nostra Signora del Rosario, e da questa vittoria in guerra deriva per
esempio l’uso di suonare le campane a distesa a mezzogiorno.
La
mitissima Maria diventa dunque patrona di un esercito!
Vedete
la paura della debolezza cosa fa!
Ora
certo, se gli Ottomani avessero vinto a Lepanto, forse la storia del
mondo, la nostra stessa storia sarebbe andata in modo diverso.
Ma
noi non possiamo arruolare Maria, tanto meno Gesù, dietro le insegne
di nessuna battaglia, perché egli ci ha mostrato un Padre disarmato,
che ha fiducia negli uomini, che continua ad aver fiducia nonostante
tutto, che è il Dio della pace, come si legge nella seconda lettura.
Allora
celebrare oggi la festa della Madonna del Rosario significa per noi
entrare in una nuova mentalità, quella della mitezza e della
pazienza di Dio, che vuol fare bella la sua vigna, che vuol godere
dei frutti che noi produciamo, che vuol essere felice quando noi
siamo felici.
Esiste
tanto male nel mondo, tante malattie, tanti problemi, tante
difficoltà, e quotidianamente noi e le nostre famiglie lottiamo con
grandi difficoltà.
Ma
possiamo almeno, da cristiani, deporre le armi tra di noi, fidarci un
po’ di più della fragilità, di quelle ferite che come avviene in
Cristo, portano redenzione al mondo.
Scultura a New York |
Per
testimoniare questo Dio, Gesù si è fatto crocifiggere. Un volto di
Dio inedito e certamente non facile da accettare, ma questo è.
Sarà la paura della debolezza? ….forse è vero, vorremmo fuggirla…
RispondiEliminaEppure Cabasilas si chiedeva: ““ In che modo nella liturgia faremo memoria del Salvatore? Quali sue azioni? Quali momenti della sua vita dobbiamo rievocare ? […]Che ha ridato la vista ai ciechi? Che ha placato la tempesta? Niente di tutto questo! Piuttosto dobbiamo ricordare i fatti che non sembrano significare altro che debolezza: la croce, la passione, la morte….- ecco gli avvenimenti che ci chiede di ricordare”
Si potrebbe dire che il Vangelo sia una sorta di elogio della debolezza….Un re che viene crocifisso, un Dio che si fa carne e prende il volto dell’assettato, del carcerato, dell’affamato, del mendicante… e che decide di rimanere “con noi” fino alla fine del mondo sotto le apparenze di un piccolo pezzo di pane che chiunque potrebbe schiacciare, annullare , calpestare…
Tutto ciò è scandaloso, anche se noi tante volte rischiamo di essere “impermeabili” a questo scandalo, eppure questo è il “modo” che Dio ha scelto per manifestarsi….A noi malati di potenza e grandezza è chiesta una grande conversione di cuore e di mente, per accogliere la piccolezza e la debolezza….capire che servire è regnare è dono di grazia….da chiedere!!!