Nella sapienza c’è uno spirito intelligente, santo,
unico, molteplice, sottile,
agile, penetrante, senza macchia,
schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto,
libero, benefico, amico dell’uomo,
stabile, sicuro, tranquillo,
che può tutto e tutto controlla,
che penetra attraverso tutti gli spiriti
intelligenti, puri, anche i più sottili.
La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento,
per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.
È effluvio della potenza di Dio,
emanazione genuina della gloria dell’Onnipotente;
per questo nulla di contaminato penetra in essa.
È riflesso della luce perenne,
uno specchio senza macchia dell’attività di Dio
e immagine della sua bontà.
Sebbene unica, può tutto;
pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova
e attraverso i secoli, passando nelle anime sante,
prepara amici di Dio e profeti.
Dio infatti non ama se non chi vive con la sapienza.
Ella in realtà è più radiosa del sole e supera ogni costellazione,
paragonata alla luce risulta più luminosa;
a questa, infatti, succede la notte,
ma la malvagità non prevale sulla sapienza.
La sapienza si estende vigorosa da un’estremità all’altra
e governa a meraviglia l’universo.
Alleluia, alleluia.Io sono la vite, voi i tralci, dice il Signore;
chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto. (Gv 15,5)
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,20-25)
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
ooooOOOoooo
Ed
eccoci giunti al centro della nostra riflessione. È quello che si
chiama “giro di boa”.
La
lode della sapienza, che la prima lettura tesse, ne parla come di una
luce che può tutto,
così sottile che penetra
ovunque,
così buona e bella perchè è diretta emanazione di Dio, così forte
che governa a meraviglia l’universo intero.
Allora
possiamo chiederci dove
sia questa sapienza,
perchè spesso attorno a noi vediamo il contrario, vediamo il male
che trionfa, vediamo l’oscurità, l’ispessimento dei rapporti,
vediamo la stupidità e la malvagità degli uomini, la potenza umana
che opprime.
E ci
chiediamo:
ma non è una visione troppo idealista?
Una pace e una bontà così diffuse, un Dio che governa così
sapientemente la terra non è una fiaba per bambini?
A
uno sguardo che cerca di avere i piedi per terra ci sembra proprio
così.
E
poi il Vangelo di oggi rincara la dose.
Quando
chiedono a Gesù «Quando verrà il regno di Dio?», Egli risponde:
«Il
regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno
dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il
regno di Dio è in mezzo a voi!».
La
venuta del regno di Dio, cioè la presenza di Dio nel mondo, la sua
reale e concreta presa di possesso della realtà,
i segni della sua presenza, non si possono osservare come si
osservano gli eventi mondani:
non si tratta di segni apocalittici, come quelli che talvolta ci
vengono propinati da presunti veggenti, da persone che vogliono
trasmettere paura, che vogliono indurre gli uomini a temere, a
convertirsi per paura. Non si tratta neanche di segni mondani, come
quelli che trasmettono il successo, l’apparire, la pubblicità.
Perché
il
Regno è già in voi,
dice Gesù: Appropinquabit
in vos regnum Dei.
E
sta tutto qui il nostro problema: che noi
cerchiamo segni eclatanti, segni forti, segni visibili, esteriori.
Mentre
invece Gesù ci parla di una presenza umile, silenziosa, che già è
qui in mezzo a noi, in noi.
Non
bisogna attendere particolari condizioni, non bisogna fare premesse
particolari.
E
allora? C’è qualcosa che non quadra.
Gesù
lo afferma alla fine del vangelo che oggi ascoltiamo:
Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da
questa generazione.
La
sua presenza ha un’unica condizione: la
sua passione, cioè il rifiuto della sua presenza.
E
allora siamo punto e a capo. Se gli uomini lo hanno escluso dalla
loro vita, lo hanno fatto fuori, come fa a regnare? Come fa ad essere
presente?
Come
facciamo a riconoscerlo?
La
comprensione di questo paradosso ci viene dall’acclamazione al
Vangelo: «Io
sono la vite, voi i tralci, chi rimane in me, e io in lui, porta
molto frutto».
In
realtà “il regno è in mezzo a voi” ha un corrispettivo: “chi
rimane in me”.
«Chi
rimane in me, io in lui»,
questa è la chiave: rimanere in lui, perchè egli rimanga in noi.
Rimanere
in lui, essere innestati in lui, perchè la sua linfa alimenti la
nostra vita, perchè egli porti frutto in noi, perchè attraverso di
noi si manifestino i segni della sua presenza.
Soltanto
così la sapienza prepara
amici di Dio e profeti.
Antico Santuario della Madonna delle Grazie |
Vedete
allora che si tratta sempre di stabilire una relazione. Come possiamo
scoprire la presenza di Dio? Come possiamo vedere Dio che regna? Se
lo facciamo regnare nella nostra vita,
se apriamo il nostro cuore alla sua presenza, alla sua azione in noi
e attraverso di noi.
Dio
non è venuto a instaurare un regno come i regni di questo mondo, a
prendere possesso dei luoghi strategici, dell’economia, della
finanza, della politica, del potere militare, della comunicazione. Al
contrario, Maria canta: Disperde
i superbi nei pensieri del loro cuore!
Egli
è venuto a fare amici e profeti.
Ecco
perchè spesso non ne vediamo la presenza, non ne vediamo l’azione,
anzi: vediamo tutto il contrario, perchè il mondo continua ad
escluderlo, a non lasciargli spazio. E quando noi ragioniamo e
viviamo in modo mondano, cioè secondo lo stile del successo e
dell’apparire, continuiamo a escluderlo dal mondo!
Il
segno principale della sua presenza egli ha voluto manifestarlo nella
passione, e poi nel suo non apparire più. Sono quei segni che ha
dato in modo esteriore e visibile ad alcuni suoi amici, San
Francesco, Padre Pio: le stigmate, i segni della sua passione
appunto.
Ma
i segni della passione ciascuno di noi può portarli nella propria
vita, non in forma di stigmate, ma altrettanto concreti: passione ci
richiama alla mente l’amore, e l’amore vero è sempre un amore
che passa attraverso la sofferenza, che viene da essa purificato per
essere sempre più autentico. Purificato cioè scremato,
scrostato, semplificato.
Così
rimanere in lui diventa per noi anche partecipare alla sua passione,
e
la sua presenza in noi produce la passione, cioè un amore grande: è
l’annuncio che il vecchio Simeone fece a Maria davanti a Gesù
bambino: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima», anche tu
parteciperai alla sua passione.
Se
queste cose ci sembrassero lontane dalla realtà, proviamo a portare
alla mente, in questo momento, le persone che amiamo veramente, che
non saranno tantissime, e chiediamoci se saremmo disposti a dare la
vita per esse. Se saremmo disposti a sacrificare qualcosa di grosso
per loro. Se la risposta è sì, come credo, allora forse non siamo
lontani dal Regno di Dio, e se cerchiamo di vivere così, donando
ogni giorno la nostra vita, i segni della sua presenza si faranno
visibili, e trascineranno anche altri ad amare.
Giungere
a portare i segni di Dio in noi, così come portiamo i connotati dei
nostri genitori e dei nostri nonni... e dicono: sei figlio di Tal dei
Tali perchè gli assomigli...
Se
ci si avvicina uno sconosciuto, guardandoci, ascoltandoci, vedendo
come viviamo, come amiamo, avrà l’impressione di avvicinarsi a un
figlio di Dio?
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