O
uomo sconosciuto della brocca, che hai avuto l'unico "merito" di indicare ai discepoli la casa dove avrebbero preparato per fare Pasqua con il Maestro, insegnaci a servire nella comunità
senza fare conti, senza calcolare, senza voler essere sempre
ringraziati, sempre ricompensati, sempre importanti.
Il
vangelo di oggi ci racconta di
gente che calcola:
un profumo di 300 denari; la vita del maestro che si può comprare
con dei soldi; le sue vesti, vinte da un soldato giocando a dadi...
O
uomo sconosciuto della brocca, insegnaci a non fare conti nella vita
e nella fede!
Gerusalemme - Orto degli Ulivi |
Perché alla tua mensa, Signore Gesù, nessuno è escluso.
Ce
lo hai confermato quando hai offerto il calice: Il
mio sangue versato per la moltitudine.
Versato
per Arnaud, gendarme francese, che da non molto aveva riscoperto la fede e si doveva sposare a
giugno col sacramento, che due giorni fa si è offerto al posto di
una donna ostaggio di un terrorista a Trèbes, in Francia.
Versato
per Beauty,
Bellezza, che ha incontrato invece la bruttezza di questo mondo nelle
sembianze dei gendarmi al confine francese, che l’hanno respinta.
Beauty era nigeriana, portava un bambino in grembo, era gravemente
malata ed è morta dopo aver dato alla luce una creatura di 700
grammi, che hanno voluto chiamare profeticamente Israel, che speriamo
vinca la battaglia della vita. Suo marito era sans
papier,
senza documenti, come dicono loro, e lei non l’ha voluto
abbandonare. Perché in questo mondo se non hai i documenti tu non
sei nessuno, non basta più guardarci in faccia, temiamo alzare lo
sguardo per incontrare quello del fratello.
Sangue
versato
persino per i gendarmi che
li hanno respinti.
Versato,
ed è qui che ho i brividi a dirlo, anche
per me,
che sono tuo prete, e che spesso rifiuto questa tua carezza sulla mia
vita, Signore.
Prendete,
è per voi! È gratis.
Non
una palma io vi offro per sanare la vostra sete, per guarire la
vostra infermità, ma
la mia stessa amicizia, che non chiede nulla in cambio.
Avrete il coraggio di accettarla?
O
donna di Betania, anche tu senza nome. Insegnaci a
far spreco del nostro amore al Signore,
nonostante le critiche dei benpensanti, di coloro che si riempiono la
bocca di parole come “poveri”, “carità”, “solidarietà”,
e che poi però la carità vorrebbero farla con i soldi degli altri,
che non sono disposti a metterci del proprio, a giocarsi la vita.
Sì,
Signore, forse esagero e non dovrei giudicare, ma l’hai detto tu:
“Lasciatela in pace, perché la infastidite? Ella ha compiuto una
buona azione verso di me”.
Insegnaci,
donna di Betania, a non separare mai l’amore a Gesù dall’amore
al prossimo, soprattutto se povero. A non fare della nostra carità
una bandiera da mostrare orgogliosi agli altri, ma semplicemente la
naturale prosecuzione di un amore che inizia nella tua croce,
anzi, nel tuo sepolcro, quando l’amore sembra definitivamente
chiuso nella tomba.
Fa’
che nella nostra comunità non ci giudichiamo per vedere chi fa di
più e come lo fa, ma che sappiamo
riconoscere i gesti di bontà di chiunque,
ed apprezzarli, come fatti a Te, Signore Gesù.
Insegnaci
tu, Simone di Cirene, oggi e sempre, a portare la croce insieme a
coloro per i quali essa è troppo pesante. Sappiamo che anche noi
abbiamo un Alessandro e un Rufo che ci attendono a casa, che forse
hanno già pronto il pranzo per noi, ma tu ricordaci che fermarsi
a soccorrere un disgraziato è un atto di carità, non solo una
costrizione impellente fatta con la punta della spada di un soldato
romano.
Facci
scoprire, al di là delle nostre comodità, che portare la croce con
qualcuno che non ce la fa è ancora un gesto noto alle nostre
famiglie, alle nostre amicizie, alla nostra comunità cristiana.
Che
è più importante sollevare il legno della croce dalle spalle di un
povero cristo, che portarsi un ramo di ulivo a casa e non guardare in
faccia mio fratello.
Facci
sentire, Signore, che ancor prima che il gallo canti, ricordandoci i nostri
tradimenti, tu ci hai amato di amore eterno, ci conservi pietà a
causa della nostra disgraziata paura. Che il nostro pianto nel
ricordare il tuo annuncio di tradimento imminente, non può e non
deve mai essere di disperazione, ma sempre di rinnovamento e di
gratitudine.
George de la Tour - Tradimento di Pietro |
O
Signore, noi sappiamo che ti dimentichiamo troppo spesso, che ti
rinneghiamo, ti misconosciamo, ma tu ricordi anche a noi ciò che
dicesti ai tuoi discepoli quella notte: Vi
scandalizzerete, sì, cadrete tutti, nessuno escluso. Ma dopo che
sarò risorto, io camminerò di nuovo davanti a voi, e voi dietro di
me: cioè
io non vi
rifiuto mai!
Vi ho chiamati a seguirmi, e anche quando cadete, io continuo a
invitarvi a seguirmi.
Perché
questo è il senso del tuo morire: un prendere su di te la nostra
sofferenza, persino la nostra incomprensione verso di te, persino il
nostro tradimento.
Non
da supereroe, ma da uomo, da amante, da amico, da padre.
E
dirci che ci ami. E che vuoi che anche noi ripartiamo da qui, a
vivere la nostra vita come te.
Facile?
Difficile? Che
importa tutto questo, se tu sei con noi, se tu hai promesso che ci
precedi, se tu sei il nostro pastore mite, che cavalca un puledro
d’asina?
Torino - Cappella del Sermig |
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
sono
una caricatura d’uomo
disprezzato
dal popolo
Si
burlano di me su tutti i giornali
Mi
circondano i mezzi blindati
le
mitragliatrici sono puntate su di me
ho
intorno il filo spinato
filo
spinato elettrico.
Tutto
il giorno mi chiamano all’appello.
Mi
hanno tatuato un numero
mi
hanno fotografato tra il filo spinato
e
come in una radiografia
si
possono contare tutte le mie ossa.
Mi
hanno strappato la mia identità
Mi
hanno condotto nudo alla camera a gas
e
si sono divise le mie vesti e le mie scarpe
Grido
chiedendo morfina
e
nessuno mi ascolta
grido
con la mia camicia di forza
grido
tutta la notte
nell’ospedale
dei malati mentali
nel
reparto dei malati incurabili
nell’ala
dei malati contagiosi
nel
ricovero degli anziani
agonizzo
bagnato di sudore
nella
clinica dello psichiatra
soffoco
nella camera d’ossigeno
piango
nel posto di polizia
nel
cortile della prigione
nella
camera di tortura
nell’orfanotrofio
sono
contaminato dalla radioattività
e
nessuno mi si avvicina per timore di contagio
Ma
io potrò parlare di te ai miei fratelli
Ti
esalterò nella riunione del nostro popolo
Risuoneranno
i miei inni
in
mezzo a una gran folla
I
poveri prepareranno un banchetto
Il
nostro popolo celebrerà una gran festa
il
popolo nuovo che sta per nascere (Ernesto Cardenal)
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