sabato 31 marzo 2018

Omelia per la Veglia Pasquale - Arbus


C’è un momento della vita, forse a causa di una grande gioia, o di un grande dolore, di una nascita o della morte di chi ci è caro, della perdita di tutto, o di una grande conquista personale, in cui forse per la prima volta in modo serio ci chiediamo: Che cos’è la morte? Che cos’è la vita? Che cos’è la fede?
E allora occorre rimanere fedeli a questa domanda, abitarla, non andare subito alla risposta preconfezionata, non accontentarci di quello che abbia sempre sentito, o di una definizione letta su qualche libro, fosse anche il catechismo o la Sacra Scrittura...
Se siamo fedeli alla potenza e alla durezza di domande simili, la liturgia di stanotte interviene proprio allora, perché ci apre uno spiraglio per tentare di dare la nostra personale risposta: Che cos’è la mia vita? Che cos’è la mia morte? Che cos’è la mia fede?
Stanotte, il buio è stato squarciato non da un sole accecante, ma da una luce fioca: la fiammella di un cero.
Il silenzio è stato rotto non da un fiume di parole, ma da una parola per certi versi incredibile: Non abbiate paura, Gesù, il crocifisso, è risorto, non è qui!
Eppure quella luce fioca, quella parola incredibile hanno trapassato il tremendo confine della morte, della distanza tra Dio e uomo, e ci aiutano a dare una risposta a quelle domande che facevamo all’inizio. Non però una risposta fatta di parole, ma con l’aprire la bocca, esclamando: «Oh!»
Sì, carissimi fratelli e sorelle: stanotte non si tratta di imparare dottrine, di conoscere definizioni, ma di aprirci allo stupore di una realtà sulla quale noi non abbiamo nessun controllo: la nostra vita e la nostra morte.
Si tratta, stanotte, di lasciarci guidare, di lasciar vincere la nostra superstizione, la nostra chiusura, il nostro razionalismo da ciò che non possiamo neppure immaginare: che quell’uomo che abbiamo contemplato morto, appeso a un patibolo, è risorto, è vivo, vuole incontrarci, vuole parlarci, vuole darci speranza e fiducia nella vita.
Noi siamo abituati a pensare alla nostra fede attraverso le categorie di pena e di premio, costruiamo tutta la vita in base alla meritocrazia, vorremmo tenere tutto sotto controllo, e poi non ci rendiamo conto che la morte è dietro l’angolo. L’indescrivibile e incontrollabile provoca in noi terrore, come nelle donne che vanno al sepolcro e poi tornano a casa e non dicono nulla.
Perché chi va a dirlo ora ai discepoli e a Pietro che Gesù si è alzato? Una parola così semplice, persino banale, alzarsi, proprio come si fa ogni mattina: questa parola ci consegnano i vangeli! Così banale da doverne coniare una un po’ più elevata, risorgere.
Cos’è dunque, questo alzarsi di Gesù dalla tomba? Cos’è la risurrezione?
È Dio che pone fine per sempre al pensiero che bisogna meritarsi Dio, che bisogna guadagnarselo, ingraziarselo in qualche modo, facendo sacrifici (Abramo / Isacco; Padre / Figlio), che bisogna calmare la sua presunta ira nei confronti dell’uomo.
È Dio che dice a ciascuno di noi: Lo capisci o no che io voglio semplicemente che tu viva? Che te l’ho dimostrato attraverso mio Figlio, rialzando lui, ma voglio dimostrarlo anche in te, in voi, perché da oggi possiate camminare in una vita nuova?
Cosa rende allora la vita degna di essere vissuta?
I soldi? La salute? Un buon lavoro? Una persona da amare?

Ma che me ne faccio di tutte queste cose se non so perché ce le ho, se non ho scoperto il senso della vita? Niente potrà darmi la felicità, se non so per cosa essere felice, che scopo ha la mia esistenza.
Questa notte ci apre uno squarcio di luce proprio su questa domanda. Ci spinge a chiederci che senso ha la nostra vita, a partire da una piccola fiamma, da un semplice invito a non aver paura, da un invito a seguirLo, a seguire Colui che si è rialzato della morte, perché egli ci aprirà quel senso, ci darà una famiglia, la sua Chiesa, povera e peccatrice, perché fatta di uomini e non di angeli, di persone in cammino non di gente perfetta, in cui cercare il senso di chi siamo e di cosa ci facciamo su questa terra.
E ci darà la forza e la perseveranza per dare senso a ogni cosa che facciamo, per dare senso a ogni croce che dobbiamo portare sulle spalle, per illuminare tutte quelle situazioni che sono ancora nel sepolcro, le guerre, le violenze di uomini contro altri uomini, le sopraffazioni, perché ci mostrerà che ognuno di noi può fare la sua parte, e quando abbiamo scoperto il senso della nostra vita, ognuno di noi farà la sua parte, da prete, da laico, da padre, da moglie, da figlio, da vedova, non importa che sia piccola come una candelina come quelle che abbiamo stasera.
Può darsi che stanotte siamo venuti qui per soddisfare un precetto, per toglierci un dente, perché in fondo a Pasqua bisogna pur andare a Messa...
O forse appunto per tenere a bada Dio, per dirgli: Ecco, sono tornato dall’anno scorso, vedi di star buono ancora per tutto l’anno prossimo.
In fondo pensiamo di calmare la nostra angoscia controllando i nostri affetti, controllando i nostri desideri, il tempo, la nostra salute, programmando e organizzando tutto, affinché nulla ci sfugga. Controllando anche Dio.
Ma ci sbagliamo. La realtà è che noi ci illudiamo di controllare, ma non abbiamo il controllo di niente, meno che mai della nostra vita. Io posso morire stanotte stessa!
No, non siamo venuti a tenere sotto controllo Dio, e neppure a fargli un favore, facendo un piccolo sacrificio a lui nell’offrirgli due ore del nostro preziosissimo tempo: siamo venuti qui a ricevere nel nostro buio, nella nostra paura, nel nostro silenzio incapace di esprimersi, forse anche nel nostro odio e risentimento verso qualcuno, una piccola luce, una piccola parola: Non temere! Io ho fiducia in te, voglio donarti l’ebbrezza della libertà di amare senza controllo, di smetterla di misurare.
Smettila di voler tenere tutto sotto controllo: ti sfuggirà di mano!
Accetta invece la logica del morire per vivere, del donarti per risorgere a vita nuova.
Lascia che quel sepolcro si svuoti, che Gesù si alzi anche nella tua tomba, perché tu possa seguirlo, non solo in queste due ore, ma in ogni istante della vita.
Perché anche tu possa diventare un suo discepolo!
Stanotte torneremo a casa con questa domanda: Che senso ha la mia vita, Signore Gesù? E se questo ci spaventa, riprendiamo in mano quella candela, ogni notte, domani, dopodomani, accendiamola e lasciamoci illuminare da quella parola che abbiamo appena ascoltato: Non temete, andate, egli vi precede!
Perché egli sta sempre davanti a noi. Il crocifisso si è rialzato. Non è qui. Andate!
Buona Pasqua!

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