sabato 1 aprile 2017

Commento al Vangelo della quinta Domenica di Quaresima

E stiamo giungendo alla conclusione della Quaresima, che ci ha fatto camminare verso una progressiva conoscenza di Gesù: Figlio di Dio, maestro, uomo di Dio, profeta, Cristo, Figlio dell'uomo e oggi “Risurrezione e vita”.
Lazzaro è malato, muore. La gente piange, corre a implorare ai piedi di Cristo, accusandolo di non far nulla per risolvere il male dell'uomo, per guarire la sofferenza che colpisce chiunque indistintamente: oggi la mia famiglia, ieri quella del mio vicino, domani chissà. «Se tu fossi stato qui!», dicono entrambe le sorelle piangenti.
Lazzaro è per Gesù «Colui che tu ami», non c'è neppure bisogno che dicano il suo nome. E ancora: «Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro».
La gente può dire: Vedi come lo amava... e nonostante ciò... ha dato la vista al cieco, ma non ha fatto nulla per Lazzaro. Altro che amore e amore...

«Poiché non puoi abbandonare quelli che ami», commenta Sant'Agostino parlando del “ritardo” di Gesù nell'andare a Betania dopo quattro giorni.
Qui sta la chiave di lettura della morte di Lazzaro, di ogni pianto e di ogni sofferenza: Non enim amas et deseris. Tu infatti non ami e poi abbandoni!
Il vero amore non abbandona. Eppure sperimentiamo sovente che pur amando tanto le persone, non possiamo impedire che soffrano.
La risurrezione di Lazzaro si manifesta allora come un segno eccezionale di amore, quasi scandaloso. Perché lui e non tutti i morti di quel giorno? Di quell'anno? Dall'inizio del mondo?
Perché è un segno, il segno più potente e centrale della nostra fede, ciò che celebreremo a Pasqua: Cristo è morto ed è risorto, e un giorno anche noi risorgeremo. Egli stesso è “uomo dei dolori, che ben conosce il soffrire”, ed è risurrezione e vita. Credi tu questo?
Allora si aprirà anche il tuo sepolcro, quello dal quale pensi di non poter più uscire. E nel Suo giorno risorgerai anche tu.

Credi tu questo?

Pubblicato su Il Portico di Cagliari del 2 aprile 2017

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